Auto a guida autonoma sulla strada del futuro

Addio patente grazie alle auto a guida autonoma? Forse è presto per dirlo! Ecco le ultime novità su ricerca scientifica e non solo...

14.02.2019

Auto a guida autonoma
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Negli anni ‘50 parlare di auto che guidano da sole avrebbe probabilmente destato sul volto di un ascoltatore la stessa espressione che avrebbe avuto chi, nel ‘700, avesse sentito dire che una carrozza poteva viaggiare anche senza cavalli.

1.Quale futuro per le auto a guida autonoma?

Eppure oggi i veicoli a guida autonoma sono una realtà ed entreranno sempre di più a far parte del nostro futuro, con l’intento di migliorarci la vita in termini di:

  1. sicurezza: meno incidenti dovuti all'errore umano;
  2. comfort: viaggi lunghi meno stancanti
  3. facilitazioni: per anziani e portatori di handicap;
  4. efficienza: con applicazioni ai lavori di routine;
  5. accessibilità: per una mobilità condivisa.

Per raggiungere questi obiettivi, ci viene però chiesto di rinunciare almeno in parte al nostro controllo sulla strada per cederlo ad un robot vero e proprio.

Che ne sarebbe, allora, dei nostri diversi stili di guida e talora delle scelte improvvise che siamo spesso costretti a prendere da un momento all’altro quando si è al volante? E se a causa di un guasto di qualsiasi tipo, il sistema andasse in tilt e l’auto uscisse completamente da qualsiasi controllo?

Guida autonoma: paese per paese

Investimenti, leggi e innovazione: così si scommette sul futuro.

La guida autonoma porta con sè spinose questioni, come quella dei test su strade pubbliche. Ecco il nostro dossier per capire quali leggi, politiche e investimenti hanno adottato le diverse nazioni.Scarica gratuitamente il nostro report

2. Macchine senza conducenti: solo scienza?

Gli interrogativi che si susseguono sulle macchine senza guidatore si fanno ogni giorno più incalzanti e vanno al di là dei soli risvolti tecnici o economici per lasciare spazio alla prospettiva etica e morale. Un interessante spunto di riflessione viene suggerito, ad esempio, da un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature.

Dopo aver analizzato i comportamenti alla guida di milioni di partecipanti provenienti da 233 paesi di tutto il mondo, i ricercatori hanno sottolineato quanto gli autisti abbiano comportamenti così diversi tra loro al volante che l’auto a guida autonoma rischierebbe di creare a tavolino delle regole per lo più universali senza tenere di conto delle specificità di ciascuno.

Se l’aspetto morale indubbiamente ci fa interrogare sulla valenza della guida autonoma, va anche detto che ci sono alcuni dati di fatto da analizzare. Parlando di guida autonoma, è infatti comune prefigurarsi chissà quali scenari futuristici.

Forse non sapevi che....

In realtà i prototipi più avanzati, quelli per i quali l’auto circola senza la supervisione dell’uomo, restano ancora modelli unici e sperimentali, certamente funzionanti, ma ben lontani, ad oggi, da una loro reale commercializzazione di massa.

3. Il punto della ricerca sulla guida autonoma

Quello delle auto autonome è, dunque, un terreno in continuo sviluppo e se alcune innovazioni sono già presenti nelle nostre vetture, fra cui il cambio automatico, le telecamere di bordo o il parcheggio assistito, tante altre sono in fase di studio e progettazione, come la questione dell’Auto Pilot.

Per evitare confusione è quindi bene fare una certa distinzione fra i diversi livelli di automazione delle vetture. Per ogni livello è previsto un ruolo diverso da parte del conducente, la cui azione manuale andrà via via riducendosi con la complessità dei livelli.

Guida autonoma: paese per paese

Secondo il report della Commissione Europea, On the road to automated mobility: An EU strategy for mobility of the future, pubblicato nel maggio del 2018, i veicoli a guida autonoma sono già presenti sul mercato europeo nei livelli 1 e 2, mentre i gradi di automazione più avanzati (3 e 4) sono in fase di testing e dovrebbero essere disponibili a partire dal 2020.

4. Come funziona un veicolo autonomo

I veicoli a guida autonoma sono in grado di analizzare lo spazio intorno a sè e decidere di conseguenza quale sia l’azione migliore da fare. Dotate di una vera e propria Intelligenza Artificiale, esse elaborano risposte sulla base delle informazioni provenienti dall’esterno.

Le informazioni giungono alla macchina da una serie di sensori, telecamere e scanner laser talmente sofisticati da fotografare l’ambiente esterno, assimilandolo a figure geometriche semplici e riportare l’informazione al “cervello” della macchina.

Ma è proprio qui che entra in gioco un altro fattore determinante dal cui sviluppo derivano ricadute su tutto il settore della guida autonoma: la connettività. Grazie a reti sempre più veloci, basti pensare all'avvento del 5G, il veicolo può essere connesso e scambiare dati con altre auto simili o con infrastrutture come i semafori smart. Una circolazione di informazioni sempre più veloce, che, come è facile immaginare, apre la strada al problema della privacy.

Veicoli senza conducente

Per quanto la tecnologia abbia fatto grandi passi avanti, come possiamo essere sicuri che le auto siano in grado di captare in tempo reale le diverse circostanze esterne e produrre una risposta rapida, senza farsi sfuggire eventi spesso casuali che possono capitare in strada?

La risposta del Prof. Sebastian Thurn (Università di Stanford):

L' unico modo per gestire eventi di questo tipo, è di intercettarli in tempo reale e generare risposte con l’ausilio di algoritmi di Machine Learning potenti.

Per questo la ricerca sul settore costituisce un punto centrale tanto da essere incoraggiata non solo dalle case automobilistiche private quanto dagli stessi organi pubblici, come nel caso dell’Unione Europea che nell’ambito del programma Horizon 2020 ha già stanziato una cifra complessiva di 300 milioni di euro a sostegno degli studi sull’automazione.