Fra gli oggetti capaci di parlare in modo autentico dei tempi passati ci sono le targhe automobilistiche.
Introdotte in Italia nel 1901, hanno cambiato, nel corso degli anni, forma e colore adattandosi alle necessità politiche, economiche e geografiche di ciascuna epoca e diventando delle vere e proprie cartine tornasole della storia passata.
Per entrare in questo mondo ricco di misteri e curiosità ancora da scoprire, abbiamo intervistato uno dei massimi esperti in campo: lo storico e filologo delle targhe Guglielmo Evangelista.
Signor Evangelista, qual'è per Lei, fra tutte le targhe, la più importante in assoluto?
Per me ogni targa, anche quella del più banale veicolo di uso quotidiano, è unica e perciò rara e irripetibile...almeno nel sistema italiano dove ogni placca dev'essere restituita in occasione delle radiazioni...
Esistono targhe che sono più rare ed inaccessibili delle altre?
Sì, direi che quelle del Vaticano sono molto rare dato che, una volta dismesse, vengono rigorosamente distrutte. Pensi che se ne conoscono, nelle collezioni di tutto il mondo, solo quattro o cinque pezzi...
Fino a quanto si può pagare per una targa rara?
Ricordo una targa dei partigiani jugoslavi quando occuparono Trieste per poche settimane nel 1945 offerta a 1500 Euro...di solito però il valore si aggira fra i 50 e i 200 euro.
Ci diceva che il mondo delle targhe storiche è ricco di misteri ancora irrisolti...
Proprio così, molti misteri e curiosità si riassumono nei criteri di assegnazione delle sigle provinciali dal 1927 al 1994. La regola più logica sarebbe stata usare le due lettere iniziali del nome, come MI, TO, NA, ci furono poi eccezioni logiche come VC (Vercelli), che ha ceduto la VE a Venezia...ma altre sono davvero inspegabili: perché abbiamo PZ e non PO a Potenza o BG e non BE per Bergamo?
Effettivamente è davvero inspiegabile...ci sono altre curiosità simili?
Sì, l’originaria sigla FU di Fiume fu cambiata in FM perché ricordava troppo la dizione che sui documenti, all’epoca, indicava una persona morta...Anche CU fu cambiata in CN perché ritenuta un po’ sconveniente...
Se dovesse citare almeno una figura storica che ha, in qualche modo, influito sulla storia delle targhe italiane...
Citerei sicuramente Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi: quando era Viceré d’Etiopia ideò per la sua Fiat 2800 di rappresentanza una “targa non targa” con le sole lettere S.R. (Presumibilmente Servizio Reale) senza alcun numero distintivo!
C'è un fatto attuale che pochissimi conoscono sulle targhe in Italia?
Pochissimi sanno che in Italia molti veicoli militari e di polizia hanno delle targhe di copertura. Sono normali targhe civili usate per mantenere l'anonimato. A seconda dell’occasione una targa viene sostituita all’altra.
Prima di salutarci ci dica, da dove nasce la Sua passione per le targhe storiche?
Frequentavo la quinta elementare quando mio padre, ufficiale di marina, venne trasferito a Roma. Ero abituato a vivere in città piccole, come La Spezia o Ancona dove era raro vedere targhe di altre province, al massimo di quelle vicine. A Roma era tutto diverso: autoveicoli provenienti da tutta Italia, targhe straniere, diplomatiche, del Vaticano. Mi sono incuriosito e mi accorsi che ogni volta che uscivo di casa incontravo per strada infinite sorprese...
La Sua targa preferita?
Quelle della Marina Militare: come ho detto mio padre era ufficiale e lo sono stato anch’io. Le ho viste per tutta la mia vita e in qualche modo mi riconducono all’infanzia e alla giovinezza... tra l’altro basta allontanarsi da una base navale perché vederne una rappresenti una vera rarità!
Guglielmo Evangelista
Nato a Broni (PV) nel 1951. Laureato in giurisprudenza, già ufficiale del Corpo delle Capitanerie di Porto. Appassionato di storia, ha scritto diversi libri e saggi sulla storia dei trasporti e dell'economia.
Le foto delle targhe storiche sono una cortesia dell'intervistato.